giovedì, Maggio 2, 2024

be© a community, non solo colleghi di lavoro

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Entro il 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà in città. Se le curve demografiche globali non subiranno da qui ad allora importanti variazioni, ciò significa che, tra una trentina abbonante di anni, 6,86 miliardi di persone abiteranno a stretto contatto le une con le altre. Nella stesso contesto urbano, sia esso una città o una megalopoli…

Si tratta di cifre così elevate da risultare difficili da afferrare. Anche solo da immaginare, per la verità.

Eppure l’essere umano, sin dalla sua comparsa, ha sempre vissuto e si è trovato a suo agio in comunità piccole e medio-piccole. Comunità in cui riconoscersi e di cui sentirsi parte integrante. Questo vale anche per l’uomo contemporaneo. A ben pensarci, anche quando vive in città da milioni di individui, chiunque di noi tende a costituire community ridotte. I colleghi di lavoro, i compagni del calcetto, le amiche dell’aperitivo, la chiesa o la comunità religiosa di cui si fa parte, il club del libro, i vicini di posto allo stadio… E si potrebbe proseguire così, con altri esempi, sino alla fine dell’articolo e anche oltre.

La costruzione di una community, termine che si è diffuso con un’accezione riguardante il mondo Internet, ma che ha ormai travalicato l’universo dell’online per abbracciare la più vasta e complessa realtà che corre contemporaneamente su entrambi i binari del reale e del virtuale, è un’evoluzione ormai imprescindibile e necessaria per ogni luogo di lavoro declinato in chiave contemporanea e smart.

Favorire l’aggregazione di gruppi di persone che si incontrano, discutono e si scambiano informazioni, indifferentemente che ciò avvenga personalmente o attraverso la rete e gli spazi e gli strumenti a disposizione dal luogo è uno degli obiettivi fondamentali del progetto be©.

I motivi sono:
• favorire la condivisione di esperienze e il reciproco scambio skills tra lavoratori,
• stimolare la collaborazione attraverso una maggiore interazione personale,
• favorire il benessere a 360 gradi di chi nel business center di Cassina de Pecchi ci lavora e, in definitiva,
• aumentare la produttività del fattore lavoro.

L’identità condivisa e il senso di appartenenza non nascono però per caso. A generarli, in un contesto come quello di be©, sono in primo luogo le caratteristiche architettoniche e la suddivisione degli spazi, aziendali e comuni, che favoriscono lo scambio di idee e il confronto; i servizi informatici come la connettività diffusa e quelli che potremmo definire di prossimità (catering, shuttle, asili, palestra, ecc…); le occasioni di condivisione e di approfondimento personale e culturale promossi con i meeting gratuiti che si tengono periodicamente negli spazi comuni della struttura.

In definitiva alimentare la comunanza tra individui che si trovano a condividere uno spazio per motivi lavorativi non risponde solo a finalità di business, ma aiuta a far si che le persone si sentano pienamente vive e non soltanto in vita.

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