giovedì, Aprile 25, 2024

High street: il Covid potrebbe bruciare 20 mld di euro solo nella moda

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Una perdita in termini di consumi di circa 20 miliardi di euro, la chiusura definitiva di 20 mila negozi di moda in Italia e una ricaduta sull’occupazione per oltre 50 mila addetti su 310 mila addetti.

Sono questi i dati brucianti, riportati dal nuovo Report Fashion High Street 2021 post pandemia 2020, realizzato da World Capital con Federazione Moda Italia-Confcommercio.

-6% nei canoni di locazione al nord Italia

Per quanto riguarda le rilevazioni del primo trimestre 2021 sul mercato immobiliare del retail, si nota una generale contrazione dei valori a eccezione di qualche situazione di timida stabilità.

Per quanto riguarda i canoni di locazione rilevati dal dipartimento di Ricerca di World Capital, al nord si registra una variazione percentuale media del -6% rispetto al periodo pre-pandemico.

Soffrono le high street del sud, tiene il nord

Nel dettaglio, le high street con valori di locazione maggiormente contratti sono tutte nel sud d’Italia, come per esempio Catania, Corso Italia (-16%), seguita da Napoli, Via Calabritto (-15%).

Scenario più incoraggiante invece al Nord, dove Milano, Montenapoleone, seppur con valori ridimensionati rispetto al semestre precedente, si riconferma la via dello shopping italiana più lussuosa con 10.500 €/mq/anno.

Netta contrazione del mercato retail anche in termini di valore dei tagli più richiesti (mq): in periodo di piena pandemia si registra infatti una variazione del -10% rispetto ai valori del 2019, con una domanda sempre più orientata su spazi con dimensioni più contenute.

Senza shopping tourism si prevedono 20 mld di euro in meno di consumi

Analizzando l’impatto che il Covid ha avuto sul comparto moda in Italia, con le restrizioni anti contagio, l’assenza di shopping tourism, che aveva generato nel 2019 oltre 7,5 miliardi Euro di consumi da parte degli stranieri, e l’elevato utilizzo nel pubblico e nel privato dello smart working, Federazione Moda Italia – Confcommercio prevede:

  • una perdita complessiva di 20 miliardi di euro di consumi nel solo dettaglio moda nel 2020, su quasi 60 miliardi di euro complessivi;
  • la chiusura definitiva di 20 mila negozi di moda in Italia su 115 mila punti vendita;
  • una ricaduta sull’occupazione per oltre 50 mila addetti su 310 mila addetti.

A gennaio 2021 si stabilizzano le vendite (dal 7,7% al 19,4%)

L’andamento delle vendite di febbraio 2021-2020 registra un calo meno importante rispetto a quelle di gennaio 2021-2020 e, seppur in un momento complicato di chiusure a geometrie variabili in zone rosse, fa sperare in una rinnovata voglia degli italiani verso gli acquisti di prodotti di moda.

Dai dati rilevati da Federazione Moda Italia si nota infatti una lieve diminuzione della percentuale del calo delle vendite (da 88,9% a 66,5%), una stabilità che sale dal 7,7% al 19,4% e soprattutto un incremento delle vendite che si quadrupla passando da 3,4% a 14,1%.

“I dati – afferma Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – confermano il momento di estrema difficoltà che stanno attraversando i negozi e l’intera filiera della moda, abbigliamento, calzature, pelletterie e accessori. È chiaro che con 138 giorni di chiusura, questi negozi – che sono incomprensibilmente collocati tra le pochissime attività commerciali a rimanere chiuse per decreto in zona rossa – hanno dovuto rinunciare al 35% del tempo da dedicare al lavoro. Premesso che non vogliamo un’estate a colori, per salvare il settore, abbiamo chiesto al Governo un cambio di paradigma che permetta ai negozi di lavorare, nel rispetto delle regole e in piena sicurezza, almeno su appuntamento anche in zona rossa. Urgono, poi, interventi a sostegno e per la ripresa del comparto come indennizzi congrui alle effettive perdite con rivisitazione dei parametri di perdita del fatturato utilizzati nel DL Sostegni; credito d’imposta su locazioni di immobili ad uso commerciale; credito d’imposta a tutte le attività della filiera della moda sulle rimanenze di magazzino; immissione di nuova liquidità e credito garantito; moratoria titoli di credito;  moratoria fiscale e contributiva;  iniziative volte a sostenere e stimolare la domanda interna come l’abbassamento temporaneo dell’IVA sui prodotti di moda al 10% e l’introduzione di bonus per l’acquisto dei prodotti di moda magari Made in Italy, sulla scia del bonus mobili e ecobonus auto; sgravi contributivi sul costo del lavoro sull’intera filiera della moda sulla scia di quanto previsto con l’iniziativa già in vigore “Decontribuzione Sud”.

“Tra i diversi settori del mercato immobiliare l’asset Retail è quello che ha subito in maniera più forte gli effetti della pandemia, a causa del lockdown, delle restrizioni, del calo del turismo e della propulsione dell’e-commerce – dichiara Andrea Faini, ceo di World Capital – Tuttavia, crediamo che il progresso sul fronte vaccinale e la ripartenza del turismo nei prossimi mesi potrebbe portare ad una graduale ripresa del settore. Nonostante la pandemia abbia modificato le abitudini di acquisto delle persone, il negozio fisico resta fondamentale, sia come vetrina del brand, ma soprattutto come luogo di esperienza per il consumatore.”

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