giovedì, Aprile 25, 2024

Efficienza energetica: il grosso lo fa il residenziale

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Nel 2016 l’Italia ha investito per l’efficienza energetica circa 6,13 miliardi di euro, di questi oltre 3 – il 53% del totale – è stato realizzato nel settore residenziale e le previsioni di investimento per il periodo 2017-2020 si attestano intorno ai 10 milioni di euro all’anno. Questi alcuni dati contenuti nell’Energy Efficiency Report 2017 realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of management del Politecnico di Milano.

Investimenti in efficienza: guida il residenziale

Il report del Politecnico mostra come gli investimenti in efficienza energetica realizzati in Italia nel 2016 hanno raggiunto i 6,13 miliardi di euro, confermando il trend positivo degli ultimi 5 anni e facendo registrare una crescita dell’8% rispetto al 2015. A guidare la classifica è il settore residenziale, anche se nell’anno hanno dimostrato maggiore vivacità il comparto industriale (poco meno del 33%, circa 2 miliardi di euro) e il terziario, Gdo, alberghi e uffici.

Le soluzioni di efficienza energetica maggiormente adottate nel 2016 sono state le pompe di calore, l’illuminazione e le superfici opache, che da sole hanno riguardato oltre il 50% della spesa complessiva e che sono state installate per la quasi totalità in ambito residenziale: 1,17 miliardi di euro sono stati spesi per le pompe di calore (il 90% in strutture abitative), circa 1 miliardo ciascuno per l’illuminazione (oltre la metà in abitazioni) e le superfici opache (80%).

Se si analizza il comparto industriale, invece, a farla da padroni sono stati gli impianti di cogenerazione e i sistemi di combustione efficienti, per un valore di 586 e 482 milioni di euro, a cui vanno aggiunte le caldaie a condensazione (315 milioni) e le chiusure vetrate (280).

Edifici a energia quasi zero

Il numero di Edifici a energia quasi zero (nZEB)in Italia è compreso tra 650 e 850 unità, di cui circa il 93% a uso residenziale. Gli edifici residenziali sono circa 12,1 milioni (il 74% costruito prima degli anni ’80), cui si aggiungono 1,5 milioni di edifici non residenziali”.

L’attenzione verso gli edifici a energia quasi zero ha una chiara focalizzazione territoriale: appena 3 regioni (Trentino Alto Adige, Lombardia e in misura minore Veneto) mostrano i primi segni del fenomeno e tuttavia in Lombardia gli edifici nZEB costruiti a partire dal 1 gennaio 2016, quando è scattata l’obbligatorietà, rappresentano solo il 3% del totale.
 
I motivi di questa scarsa diffusione sono di natura economica: nonostante gli importanti benefici in termini di consumi, emerge chiaramente come i tempi di ritorno degli investimenti non siano accettabili: tra 30 e 40 anni per gli edifici ad uso ufficio, per una villetta residenziale addirittura oltre la vita utile della costruzione. L’extra costo degli edifici nZEB rende dunque tale paradigma ancora lontano dal poter essere definito economicamente conveniente.

Il ruolo delle ESCoEnergy Service Companies (ESCo) certificate sono aumentate di quasi il 90%, passando in un anno da 144 a 272 (45 delle quali nate dopo il 2012) e facendo crescere del 10% nell’ultimo quinquennio i dipendenti degli operatori specializzati in efficienza energetica, che lo scorso anno erano 7.300. Ciononostante, i ricavi delle ESCo sono diminuiti del 10%, passando dai 3,4 miliardi del 2012 ai 3 del 2016. Il quadro che emerge è quindi a luci e ombre, con un panorama delle ESCo estremamente frammentato, caratterizzato da operatori di piccole dimensioni e con una bassa marginalità.
 
Nel 2016 le ESCo hanno realizzato investimenti per 836 milioni di euro, pari ad una quota di mercato di poco inferiore al 14% (era l’11,6 nel 2015): si va dal 25% nel comparto industriale al 23% nel settore terziario/uffici, mentre continuano a persistere notevoli difficoltà nell’aggredire con efficacia il mercato residenziale. Degli oltre 3,2 miliardi investiti nel settore, solamente poco più di 110 milioni sono appannaggio delle ESCo.

Piani d’azione per l’energia sostenibile

 
Nel Rapporto sono stati analizzati 46 comuni italiani con più di 100.000 abitanti per valutare il livello di diffusione dei Paes (Piani d’azione per l’energia sostenibile) e il loro stato di avanzamento relativamente all’efficienza energetica. Oltre l’80% delle città (38) ha aderito al Patto dei sindaci e presentato un Paes. 
 
I Paes delle 38 città del campione prevedevano di investire circa 4,9 miliardi di euro e realizzare 300 azioni, ma attualmente – in media a 4 anni dall’approvazione – ne sono state realizzate solo 144 (48%) e se si analizzano gli investimenti la situazione è ancora meno “brillante”: appena 1,1 miliardi di euro, il 23% della quota prevista.
 
Dunque, la Pa si sta approcciando alla questione dell’efficienza preferendo numerose azioni a minor costo rispetto a pochi interventi strutturati ma dispendiosi. Restano, infatti, troppo spesso escluse le azioni di natura strutturale con un impatto sui consumi che vada oltre la bolletta energetica della sola Pa.  

Titoli di efficienza energetica

Dal momento della loro attivazione nel 2006, sono stati riconosciuti 41,7 milioni di titoli di efficienza energetica corrispondenti a 23,8 Mtep di risparmio energetico.
 
L’anno 2016 ha pesato per il 13% sul totale dei titoli emessi, mostrando comunque un trend crescente nell’utilizzo del meccanismo. Gli interventi più rappresentativi dell’orizzonte 2006-2016 sono stati indubbiamente quelli di generazione e recupero di calore per raffreddamento, essiccazione, cottura e fusione (circa il 31% dei TEE totali concessi), seguiti dall’ottimizzazione energetica dei processi produttivi e dei layout di impianti (13%) e dall’installazione di lampade fluorescenti compatte (9%). 

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