giovedì, Aprile 25, 2024

Il nuovo Bauhaus nella rigenerazione delle città e nella tecnologia

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La città, secondo la letteratura in materia, è il punto di massima concentrazione dell’energia e della cultura di una comunità: è un prodotto del tempo che diventa visibile attraverso edifici, monumenti e infrastrutture. Le città nascono dalle necessità sociali degli uomini, ma poi moltiplicano i loro modelli e le loro forme di espressione, come un’opera d’arte che racchiude diverse forme.

Per questa ragione, le politiche urbane che hanno caratterizzato questi ultimi decenni si sono concentrate sul tema della rigenerazione urbana, interpretata spesso come l’utilizzo diverso di strutture esistenti in ossequio anche a una politica urbanistica volta al non consumo di suolo, bensì al mantenimento dell’esistente a prescindere dal valore e dalla potenzialità.

La centralità del tema della rigenerazione urbana per una civiltà come quella occidentale che porta le tracce di un passato industriale forte e permeante molte realtà cittadine è emersa con forza anche nel recente piano denominato Recovery and resilience facility presentato dalla Commissione Europea.

Nell’ambito della Regeneration wave strategy, viene dedicato un capitolo di spesa alla rigenerazione urbana, tenendo in considerazione non solo l’efficientamento energetico ma, anche e soprattutto la trasformazione delle città e dell’ambiente costruito nel suo complesso.

A oggi, anche nel nostro Paese sono stati avviati alcuni interessanti processi di rigenerazione urbana sia nelle città più grandi che in quelle di medie dimensioni. Tra questi, i più interessanti esempi di rigenerazione urbana portano si caratterizzano anche per il contributo che la tecnologia e l’innovazione possono apportare. Anche se il termine “smart”, è usato a volte in modo inappropriato, l’elemento che caratterizza la nuova concezione di rigenerazione urbana è che l’infrastruttura immobiliare deve essere corredata da una gamma di servizi e utilities che possono essere gestiti da una piattaforma digitale, in tutte le fasi di vita del prodotto immobiliare.

Resta inteso che la rigenerazione urbana deve essere sempre di più interpretata come un processo di natura industriale in cui convivono diverse anime e che fa del dialogo con gli stakeholder del territorio il canovaccio da seguire per dare vita ad un prodotto in grado di soddisfare i desiderata della domanda in continuo cambiamento.

Inoltre, ben interpretando la rigenerazione urbana come un processo e non come un singolo prodotto immobiliare si può arrivare alla realizzazione di un format replicabile in diversi contesti secondo un processo ben delineato, dove possano convivere ed intrecciarsi più destinazioni d’uso facendo coabitare il tema della residenza per anziani con il tema della ricettività, del leisure, dell’entertainment e del commercio, favorendo la nascita di strutture commerciali di vicinato, e dotando il contesto di tutta quella serie di servizi utili alla vita quotidiana.

La complessità dei processi di rigenerazione urbana presuppone, inoltre, una struttura imprenditoriale in grado di supportare dal punto di vista organizzativo e progettuale un delicato iter sia dal punto di vista tecnico ma anche di dialogo con possibili investitori in grado di finanziare adeguatamente questi processi, come successo già in altri paesi come ad esempio la riconversione della centrale elettrica di Battersea in complesso residenziale grazie ad investitori istituzionali malesi.

Un passo indietro. La Regeneration wave strategy è stata presentata alla stampa come il nuovo Bauhaus, la corrente che proprio cent’anni fa nella Germania di Weimar univa sotto l’egida della modernità architettura, design e artigianato con un punto fermo: la centralità dell’essere umano e del suo benessere. Benché la stagione del Bauhaus sia stata breve, dal 1919 al 1933, la corrente ha influenzato profondamente il design e l’architettura moderna.

E’ auspicabile che la Regeneration wave strategy tracci la strada per la rigenerazione delle nostre città, nel rispetto delle politiche di sostenibilità.

di Valentina Piuma – vai al blog virginialunare.it

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